giovedì 26 gennaio 2012

IL CIBO COME DROGA

Si può essere davvero dipendenti dal cibo?
Ci sono meccanismi di base in comune, all’interno del nostro cervello,  che evocano risposte simili quando assumiamo cibo (o meglio, il cibo che a noi piace di più) o droga?

Sembra proprio di si.
Il cibo e le sostanze da abuso vanno ad attivare gli stessi meccanismi del piacere e della ricompensa provocando una serie di risposte condizionate.

Perche si parla di risposte condizionate?
In psicologia il condizionamento è un preciso processo per cui uno stimolo determina un’azione riflessa .

Il cibo ci attrae, è spesso all’interno di discussioni quasi sempre piacevoli quindi produce piacere.
Quando proviamo questo genere di sensazione, il nostro cervello impara ad associarla con le “condizioni” che la preannunciano.
Quando poi questo genere di ciclo del piacere si ripete e diventa più affidabile, quel ricordo si rinforza.

Ecco, quindi, il condizionamento.
Il meccanismo di condizionamento delle droghe è più forte in quanto ognuna di queste è dotata di proprietà chimiche specifiche diverse da quelle del cibo.

Il cibo o il sesso, seppure siano forti produttori di piacere, necessitano di tempi più lunghi per attivare la via di piacere e ricompensa.
Una volta creato un ricordo condizionato la risposta diventa un riflesso: su questa tipo di meccanismo si fondano tossicodipendenza e fame compulsiva.

Perche i cibi con molte calorie sono quelli più appetibili e quindi con maggiori probabilità di creare una fame compulsiva?

Quando  vivevamo di caccia la ricerca del cibo non era sempre una garanzia di successo per cui gli alimenti più ricchi di energia erano quelli più vantaggiosi per la sopravvivenza.
I nostri geni da allora non sono più cambiati quindi gli alimenti più calorici scatenano ora come allora questi meccanismi.

Cosa succede nel nostro cervello?

Aumentano i livelli di un neurotrasmettitore, la dopamina: questa sostanza serve a dirci cosa è importante, dandoci preziose informazioni sugli stimoli esterni inattesi e nuovi.
La regione celebrale coinvolta nei meccanismi di ricompensa e motivazione è lo striato: qui è possibile notare un aumento dei livelli di dopamina ogni volta che si è stato presentato, un cibo cui siamo stati condizionati.
Una volta condizionati mangiare, annusare o guadare il cibo scatenerà qui meccanismi, qui sopra indicati, che sono gli stessi stimolati dalle droghe.

Il ruolo della dopamina, una volta che i suoi livelli superano un determinato livello, è semplice: realizzare un obiettivo.
Ora possiamo capire la ragione scientifica dell’ inconscia espressione : “ guarda come è magro, ha una gran volontà, io non ci riesco”.
Dominare impulsi ancestrali con la sola forza di volontà non è impresa semplice.
La componente genetica, nella genesi delle tossicodipendenze e dei disordini alimentari, è notevole ed infatti indice per circa il 50 per cento dei casi.
I geni che sono coinvolti hanno meccanismi d’azione molto diversi tra di loro ed agiscono a livelli completamente indipendenti tra di loro: velocità ed efficienza di metabolizzazione di cibo o droghe, probabilità di avere comportamenti a rischio ….

Nel caso dell’obesità, per esempio, un individuo potrebbe essere troppo sensibile ad un meccanismo di ricompensa del cibo.
Altri individui hanno una scarsa risposta dei meccanismi regolanti la sazietà e quindi molto vulnerabili ai segnali collegati al cibo.

Dal punto di vista farmacologico personalmente nutro speranze zero perché, per quanto possa essere inventata “ la pillola del secolo”, i meccanismi psicologici credo che sarebbero in grado di spazzare via, dopo una fase di adattamento, qualsiasi sostanza.

Ritengo che andrebbe data maggiore importanza alle terapie di gruppo in quanto lo stigma sociale di obesità e tossicodipendenza crea un forte senso di isolamento.
In tal caso lo stato di stress creatosi in stati di solitudine  è letteralmente benzina sul fuoco.

Diverso è il gruppo: questo  ponendosi, per definizione, come “terzo elemento”, permette allo stesso paziente di percepire e possedere, nel lungo periodo, una migliore consapevolezza dei suoi problemi.
Un’attenta riflessione da fare è la seguente: se la droga rappresenta l’illegale, quindi non è facilmente alla portata di tutti, diverso è il discorso col cibo, sempre presente nelle nostre vite.

Ho letto di un esperimento in cui ai topi era somministrata una dieta ricca di zuccheri e ppoi un antagonista degli oppiodi come il naxolone: veniva scatenata un’importante crisi di astinenza .
Questo ci indica come una dieta al alto contenuto di zuccheri  genera un meccanismo di dipendenza.

Dato che questo è valido anche per noi essere umani, interventi atti a mitigare i sintomi dell’astinenza potrebbe essere d’aiuto a chi segue una dieta.

Il mio punto di vista è molto lontano da quelle delle aziende farmaceutiche, credo molto nel potere della mente, le "pillole" per quanto magiche esse siano, rappresenteranno sempre, nell'ambito dei disordini alimentari, un tentativo di ovviare al problema raggirando l'ostacolo.

Consapevolezza, priorità e forza di volontà fanno la differenza!

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